Govoni e il debito pagato alla sua ostinata originalità
E’ cosa nota che Govoni ebbe vita difficile a causa del suo modo di poetare e di affrontare le sfide che il nuovo secolo imponeva. Govoni fu, lo abbiamo detto, un anarchico del verso, un poeta che non ubbidiva a nessun dettame se non in linea molto generale. Da qui la sua originalità ed eccentricità che lo rese unico, specialmente nella prima (e senza dubbio più interessante) parte della sua cinquantennale carriera di scrittore.
Purtroppo, come spesso accade, l’originalità ha un prezzo che si paga caro: con la diffidenza, il passatismo, l’ironia di qualche trombone che strizza l’occhio come per dire: “Ecco, il giovinastro che pretende di soppiantare i giganti del passato!” e in generale con il tempo che deve passare prima che, per dirla con Montale, “la cronaca si camuffi in storia” che in questo caso potremmo parafrasare con “prima che l’avanguardista diventi un classico”. Sorte comune a tutte le menti geniali che seppero guardare oltre il proprio tempo o, anche, guardarlo da un’angolazione diversa ed inedita. Govoni, in breve, mandò al diavolo tutti e scrisse come piaceva a lui, più o meno conscio del fatto che tale atteggiamento lo avrebbe condannato ad una vita dura e avara di soddisfazioni. D’altronde, dal punto di vista del lettore, chiediamoci chi tra le menti aperte vorrebbe leggere un poeta che scriveva per piacere alla massa. Quindi grande merito a Govoni e alla sua “testa dura” grazie alla quale abbiamo un corpus poetico unico, originale e, in una parola, meraviglioso!
Ahimè, è doveroso, dirlo, anche nel presente Govoni è considerato molto poco, almeno lontano dagli ambienti degli specialisti e degli appassionati. Non ha avuto la fama che permette ad uno scrittore celebre di spopolare nelle antologie, scolastiche e non. Non ha avuto insomma la fortuna di molti pari a lui e spesso anche inferiori.
Qui presento la prefazione, intitolata "Perché", della prima antologia govoniana che vide la luce nel 1918, in cui si fa riferimento a un atteggiamento ostile nei confronti del poeta. La prefazione è preceduta da un “Ribadimento” del 1920 in occasione della riedizione. Si noti il tono apologetico, appassionato, con cui si cerca di difendere e di dare manforte alla diffusione della poesia di Govoni, contro un atteggiamento miope e incapace di accogliere la meraviglia del suo versificare.
RIBADIMENTO
Ora, che la prima battaglia govoniana è vinta, con buona pace dei critici e letterati schizzinosi, e le tremila copie della prima edizione di questo volume sono state in breve tempo smaltite, (l‘ espressione è turpe, ma efficace) non impiegheremo certamente opera d' inchiostro a polemizzare con gli stroncatori del poeta e dei suoi editori. Ma a tutti coloro che hanno, con mirabile accordo, giudicata inopportuna, piagnucolosa, sonora la nostra prefazione del 1918, ripubblicata qui appresso, domandiamo semplicemente : "E' vero o non è vero che soltanto un mese prima dell'apparizione delle Poesie scelte il pubblico italiano non conosceva Govoni, e la letteratura critica govoniana era limitata alla celebrazione oscura di pochi giovani avanguardisti e allo smagliante articolo di Giovanni Papini sul Resto del Carlino? È vero o non è vero che, dopo Carducci, Pascoli e d' Annunzio, l'Italia non ha ancora prodotto, a giudizio della critica pontificale, un poeta che sia degno di quella eterogenea, ma poderosa trinità ?" Non sarà, ammettiamolo pure, Corrado Govoni, il successore; ma quali altri nomi, tra vecchi e poppanti, potete fare di grazia, o illustri tesseratori di gloria? Continua, frattanto, a disperdere, Corrado nostro. Beati quelli che disperdere possono, perchè ciò significa che il loro spirito è colmo. Tu possiedi bene il diritto di non curarti della critica e del mestiere e di passare avanti, sognando, nella tua pura ricchezza di pellegrino: senza traguardo.
Primavera del 1920
GLI EDITORI
Da Poesie scelte, 1903-1918, Taddei, Ferrara, 1918
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PERCHE’
A questo volume, di pura e grande poesia, non avremmo voluto far precedere la nostra dimessa prosa di editori - profondamente convinti, come siamo, che la originale arte maliosa di Corrado Govoni dovrà ben presto aver ragione di ogni più o meno legittima diffidenza del pubblico italiano "per la propria virtù che la sublima" anziché per gli strepiti celebratorii di zelatori non sempre disinteressati. Ma troppo imperiose ragioni d'indole morale ci spingono a giustificare davanti ai lettori, ai critici, ai seguaci ferventi del Poeta che abbiamo l'invidiato orgoglio di chiamare nostro concittadino, i criteri e gli scopi che regolarono la formazione della presente raccolta di liriche: quasi tutte edite, ma note soltanto, ed in parte, ai più appassionati cultori dell'estetica modernissima. Gli scopi si possono riassumere in questo, principalissimo: divulgare, fra la grande massa delle persone intelligenti che non la conoscono, o non hanno potuto avere la preparazione adatta a sentirla, o, peggio, per una falsa opinione corrente fra i così detti "ben pensanti" l'hanno in sospetto, la multiforme efficienza lirica del fenomeno govoniano: dalla sua nascita al presente, e non certo ancora definitivo, sviluppo, attraverso le varie fasi rappresentate dai sei più importanti volumi del Nostro. Affascinati, nella nostra qualità di editori - cioè di critici istintivi, che al loro naturale intuito si affidano assai più che alle rigide direttive di un sistema estetico, o alle laboriose esperienze di una cultura indefessa affascinati dalle incomparabili bellezze di molti fra i più recenti componimenti di Corrado Covoni, noi ci siamo assunti con entusiasmo l'incarico non lieve di ripubblicare quelle liriche che, nella grave mole dei volumi anzi detti - in gran parte esauriti, e non scevri di ridondanze, preziosismi, manchevolezze, concettuali e stilistiche - apparissero, per comune consenso nostro e dell'Autore, più adatte a rappresentare, con un'ascendente linea spirituale, tutta la composita gamma del temperamento govoniano. Poiché vogliamo dimostrare come sia ormai tempo che questo venga considerato, da ogni onesto lettore, quale uno dei più doviziosi e potenti che abbia, oggi, l'Italia, dopo quelli, già classificati e glorificati, di D'Annunzio e di Pascoli; e come, forse, in Govoni, più che in altro poeta vivente, debbano con sicura fede affisarsi gli sguardi di quanti seguono ansiosi le sorti della nostra Poesia. Determinato il proposito, era naturale che noi cercassimo di escludere, dal volume di queste poesie scelte, quelle più arrischiate e sconcertanti manifestazioni che valsero al Poeta ferrarese la catalogazione infondata nei quadri del satanico movimento futurista marinettiano; cui per altro si deve, a malgrado delle intemperanze e delle contraddizioni reclamistiche, il rinnovamento provvidenziale dell'atmosfera letteraria italiana e la libera maturazione di parecchi ingégni di prim'ordine: fra i primi, certo, il Poeta nostro. Seguendo, però, a grandi linee, le direttive dello studio critico intorno a Corrado Covoni pure pubblicato dalla nostra Casa e dovuto alla sagace, immaginosa penna del giovane poeta d'avanguardia Lionello Fiumi, noi abbiamo riserbato una parte più cospicua, nella presente antologia, all'ultimo orientamento naturista dell'Autore di Poesie elettriche e dell’Inaugurazione della Primavera; orientamento che si afferma sempre più chiaro nelle recentissime liriche, sparse per le riviste giovanili contemporanee: delle quali abbiamo raccolto, nell'ultima parte del libro, il fiore più leggiadro, e che saranno comprese, insieme con altre, nel Quaderno dei sogni e delle stelle, il prossimo volume di nuove liriche govoniane, tuttora in preparazione. Nostra intenzione fu, dunque, di conciliare, entro i limiti del possibile e dell'onesto, le esigenze dell'arte e le comprensibili o, meglio, perdonabili suscettibilità del pubblico non letterato : e di compiere, per tal mezzo, una vera e propria opera di giustizia, oltreché di far cosa indubbiamente utile alla cultura italiana. Valga il concepimento dell'ardua impresa, irta di responsabilità intellettuali di ogni sorta, a rendere meno acerbi, in chi può assumersi il diritto di sindacare l'opera nostra, i giusti rimproveri per le eventuali mancanze; e vogliano infine, che più importa, e critici e lettori, considerare e giudicare l'arte di Corrado Govoni con quello stesso disinteressato amore della Poesia, che ce ne inspirò la divulgazione.
Ferrara, Maggio 1918
Gli editori