Naska Lubich
@miniops
The Chronicles of Naska Lubich
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Finn -- draft

La miscela esplosiva spingeva i cilindri di metallo su e giĂą in un moto continuo, ipnotizzante. Atomi di idrogeno si scontravano con altri di ossigeno, in un moto vorticoso che produceva energia, muovendo avanti la vettura verso la fine della strada.

Spazio -- draft

Puntini blu scintillanti.

Nuvole

Le nuvole si accalcano a ovest. Un orizzonte di tenebra riempie i polmoni e dà al corpo un sentore di vuoto. All’improvviso, come se il Fato avesse perso la pazienza in un raptus di furia, una striscia di fuoco squarcia di luce il profilo delle ombre; un’eccitazione folle pizzica i miei nervi.

La Soffitta

La soffitta era calda, un calore soffocante come uno spazio immobile. L’aria sembrava muoversi al rallentatore come in un sogno e il sole entrava dai lucernari opachi trasformando la polvere sospesa del vuoto in sculture di luce dello stesso colore della sabbia.

parte seconda

Sapevo com’era fatto Mike, ma devo ammettere che si superò quella sera. L’ingresso della vecchia libreria si trovava incastonato fra un supermercato e una pasticceria verso la fine di SouthStreet. Sebbene il corridoio iniziale fosse stretto, lo spazio che si apriva oltre mi era sempre sembrato infinito. Di certo era enorme, ma lo stato di abbandono in cui versava lo aveva reso spettrale e buio, come se davvero non avesse confini. “Mike, Mike… ma che mi combini” dissi più tra me e me. Gli alti scaffali e i corridoi che essi formavano erano ancora lì, forse un po’ storti e disallineati, ma ancora maestosi. Su ogni mensola o ripiano delle strisce luminose contribuivano a creare l’atmosfera di un rave party illegale. Al centro della...

parte prima

05:00 AM - umiditĂ : 70% - prob.di pioggia 24%

capitolo IV

Il bolide dello stesso colore di un tramonto infuocato, se non del sangue, con me al voltante sfrecciò giù per la collina e poi attraverso la periferia fino al cuore dell’urbe, dove si trovava il parco. Parcheggiai di fronte alla vetrina stracolma di prelibatezze, sotto l’insegna che recitava “Milly&Co.”. Alexander non è un tipo che si sorprende con facilità, ma evidentemente non aveva messo in conto me. Ancora seduto lo vidi voltarsi verso di me con un misto di stupore e paura dipinto sul volto, e poi scoppio a ridere. Rise con tutto il corpo, con il petto che si alzava e abbassava a ritmi sempre crescenti finché non riusciva a prendere un respiro; e poi ricominciava. Fu una decina di secondi di intensità ineguagliabile, nei quali...

capitolo III

Il temporale non tardò a palesarsi, ma quando venne a bussare alla nostra porta, come un’onda anomala scagliata dal cielo, un sonno tempestato di inquietudine occupava già la mia mente. Sognai di svegliarmi fra quelle coperte di velluto e mi vidi fare le scale verso il piano terra. Come uno spettro avanzavo senza peso e senza rumore attraverso i corridoi illuminati a giorno; c’era aria di festa. Nel grande salone che si apriva sul giardino trovavo tutti gli amici di un tempo seduti a tavola a mangiare, scherzare, ridere e gioire. Cercavo di capire il motivo di tanta euforia ma non sentivo le loro voci, e non sapevo se fossi io ad essere incapace di udirli o le loro parole ad essere prive di suono. Prima che l’alba mi riportasse alla...

capitolo II

Bevvi un sorso di quello che mi sembrò nettare degli dei in confronto ai surrogati alcolici che mi passava la drogheria sotto casa. < D’accordo, è buono. Ma non ti basterà un pò di… non so nemmeno cosa sia, per comprarmi. > < Qui nessuno cerca di comprare nessuno, Anders. Quando ti avrò spiegato di cosa si tratta vorrai essere coinvolto. Ora lascia che ti spieghi. > Alexander parlò a lungo del suo progetto, della vacuità della società moderna, del nostro posto nell’onda di cambiamento che sarebbe, a quanto diceva, presto arrivata, e perfino del fatto che era nostro dovere agire per l’interesse comune, concetto di cui dubitavo conoscesse il significato. < Se puoi vedere attraverso l’illusione, sei parte della soluzione. > sentenziò come...

capitolo I

Il cielo era terso quella sera, una lastra azzurra sopra l’orizzonte lontano che andava screziandosi dei colori infuocati del tramonto. Aspettai immobile sulla veranda finché il chiarore di una timida luna non sorse, e mi accorsi che avrei fatto tardi al mio appuntamento.